Neri, C. (2018), Aspetti vitali della vergogna. Frenis Zero. Disponibile da link
Questa relazione, è un’elaborazione dell’articolo “Aspetti vitali della vergogna” del 2016, pubblicato sulla rivista Koinos. Gruppo e Funzione Analitica (Nuova Serie, IV, n. 2, luglio-dicembre 2016).
Abstract
Investire libidicamente su nuovi oggetti, è possibile nella misura in cui siamo “ancora giovani e vitali”, scrive Freud. Viene da chiedersi allora: “Siamo tanto vitali da investire un nuovo oggetto d’amore?”.
Si parte da qui per riflettere sulla natura della vitalità e per approfondire tre aspetti che la definiscono:
1) La concezione della vitalità è fortemente connessa alla cultura di appartenenza.
2) La vitalità dipende anche dal rapporto dell’individuo con un “oggetto” (un ideale, un’attività, una persona) capace di rigenerarlo. Rapporto che è ben rappresentato nel mito del gigante Anteo – figlio di Poseidone e Gea – che a contatto con la madre-terra era capace di rigenerarsi completamente, risultando invincibile.
Viene qui ricordato Salomon Resnik e la sua vitalità. Egli metteva “l’incontro con la persona” al centro della sua pratica di psicoanalista, e in questo incontro sembrava rigenerarsi. Riteneva, infatti, che il soggetto prendesse consapevolezza della propria esistenza, sempre in relazione all’esistenza di un altro.
3) Nel rapporto con gli altri, la vitalità di un individuo traspare nella capacità di provare e trasmettere entusiasmo.
Su un piano clinico bisogna distinguere la vitalità da stati di pseudo-vitalità (vitalismo, stati ipomaniacali, iperattività nevrotica). In queste condizioni un individuo può apparire vitale, ma a ben guardare non è spinto dalla gioia, bensì da un’ansia che non gli dà tregua.
È frequente riscontrare queste condizioni nei nostri pazienti, o ricevere richieste d’aiuto anche per un sentimento di perdita di vitalità. A volte questo deriva dalla difficoltà ad accedere a fonti di rifornimento della vitalità, per un forte senso di vergogna che lo impedisce.
L’insorgere della vergogna, quindi, ci segnala che siamo in prossimità di esperienze potenzialmente vitalizzanti (la sessualità, l’espressione e la fruizione di affetti, il rapporto col proprio corpo e con le altre persone), ma può anche assumere un’intensità tale da impedirci di viverle.