In questa intervista, condotta da Maria Giovanna Argese, illustro quelle che a mio avviso sono le finalità di un percorso di psicoterapia psicoanalitica.
Da sempre l’obiettivo di cura è centrale per la psicoanalisi. Questa cura avviene tramite un accrescimento della conoscenza che il paziente ha di se stesso. È una conoscenza particolare, perché si realizza attraverso la relazione con un altro (l’analista) e perché riguarda aspetti inconsci, o repressi, o non sviluppati di sé. Entrambi questi obiettivi possono essere raggiunti meglio se aggiungiamo come terzo fine dell’analisi l’idea che il paziente possa sviluppare una maggiore autenticità personale.
Altre dimensioni importanti nella relazione analitica sono la fiducia e la fede.
La fiducia si acquista con l’esperienzaed è indubbiamente essenziale nella relazione analitica.
La fede si può basare in parte sulla fiducia, ma non deriva solo dall’esperienza di qualcosa che è già successo. Contiene in sé un elemento propulsivo, rivolto al futuro, fondamentale per costruire un percorso che non riguardi solo l’analisi del passato, ma anche le aperture sul futuro e sulle paure che il paziente ha nell’andare avanti.
Il paziente che inizia una psicoterapia compie un “atto di fede”: si rivolge ad un estraneo con delle aspettative. Queste attese contengono una parte di passato, perché sono originariamente rivolte a delle figure infantili, e una parte di futuro, perché contengono l’aspettativa di poter essere compreso e accettato per come è. È qui che emerge il transfert. Lo psicoanalista deve saper reggere queste attese, tenendo a mente che egli è un tramite per aiutare il paziente a rimettersi in contatto con la forza evolutiva che è in lui.
- video